Cosa cambia per chi scrive e condivide articoli dopo l’approvazione della riforma sul Copyright

riforma sul copyright

Dopo mesi di dibattito e di contrapposizioni tra due differenti scuole di pensiero, la riforma del copyright è stata approvata con la relativa Direttiva Europea. Non rimane che capire in che modo i vari Stati membri dell’Unione recepiranno tale direttiva e le disposizioni in essa contenute.

Tuttavia, è ancora più interessante cercare di capire in che modo tutto questo andrà a interessare chi crea contenuti e, soprattutto, chi questi ultimi li condivide, siano essi grandi colossi della comunicazione o piccole realtà.

È proprio da questo punto di vista che sono scaturite, nel corso di tutto l’iter di discussione della riforma, le maggiori contrapposizioni tra chi chiedeva la bocciatura degli articoli 11 e 13 e chi, invece, ha da sempre ritenuto giusto approvare il testo nella sua totalità.

Perché gli articoli 11 e 13 sono stati così fortemente criticati?

Appare dunque inevitabile la necessità di approfondire le motivazioni che hanno generato tanta diffidenza e perplessità verso i succitati articoli. Perché essi sono stati così tanto osteggiati da una parte degli eurodeputati e, ancor di più, dall’opinione pubblica e dagli addetti ai lavori?

Nei giorni scorsi, ad esempio, si è fatta notare l’iniziativa di Wikipedia, che ha deciso di oscurare nelle ore precedenti il voto finale le sue pagine in italiano, invitando a riflettere in merito alla questione.

L’azione di Wikipidia non è stata isolata: le critiche alla riforma non sono mancate da più fronti e da organi di stampa differenti. Gli articoli 11 e 13 sono stati accusati in maniera diretta e dettagliata.

Nello specifico, chi ha criticato la riforma in questione ha fatto notare come, proprio grazie all’articolo 11 della stessa, gli editori avranno ora una nuova facoltà: ossia quella di autorizzare la ricondivisione e pubblicazione delle notizie. Per la riproduzione degli articoli sarà dunque necessario essere in possesso di una nuova licenza, a meno che non si tratti esclusivamente di piccoli stralci o di poche parole delle stesse.

Ti stai chiedendo se anche i blog, o i siti di organizzazioni no profit, dovranno rispettare quanto sancito? Ebbene, la risposta è affermativa: nessuna eccezione. Naturalmente, a questo punto sarebbe utile chiarire cosa sia classificabile come piccolo estratto; questo perché nel testo della riforma non vengono in alcun modo fatti degli specifici riferimenti alla lunghezza, o ad altri parametri che possano aiutare a chiarire il disguido.

Chi critica la riforma del copyright, quindi, mette in evidenza come, alla luce di quanto affermato, per le piccole aziende tutto sarà pressoché impossibile dotarsi (o, per meglio dire, acquistare) in maniera preventiva tutte le licenze, per poter pubblicare serenamente dei contenuti.

Per il movimento di opposizione, dunque, l’obiettivo principale della direttiva, ossia quello di semplificare e rendere più chiaro il complesso discorso sul copyright, è stato ampiamente disatteso: gli articoli tanto contestati potrebbero aver generato ancora più confusione in merito.

 

Cosa accadrà dopo l’approvazione della Direttiva sul copyright

A questo punto non rimane che domandarsi cosa effettivamente accadrà da questo momento in poi. Ora che, come si suol dire, il dado è tratto cosa succederà a chi scrive i contenuti per il web e a chi li ricondivide? Fare chiarezza su questo punto è estremamente importante, poiché è chiaro che i cambiamenti attesi avranno un’incidenza notevole sul lavoro quotidiano di chi opera online.

Tante figure esperte di copyright hanno già provveduto ad esternare il proprio pensiero ed elargire consigli agli interessati, in maniera più o meno diretta, da questa direttiva. Al momento, infatti, c’è ancora poca chiarezza in merito ed è per questo che tali consigli appaiono quanto mai utili. Sapere come muoversi è importante per organizzarsi, quando possibile, e prevenire problemi futuri.

L’articolo 11 e l’articolo 13, del resto, sono quelli che interessano direttamente chi scrive e lavora nel web. Pertanto conoscerli e comprenderli vuol dire agire di conseguenza tutelando i propri interessi. A ben vedere il primo, l’articolo 11, potrebbe essere addirittura inefficace, perché in due stati europei esistono leggi simili, che affrontano la medesima tematica.

Nello specifico, tanto in Germania quanto in Spagna sono state già create leggi statali che parlano di diritto d’autore e sono volte a regolamentarlo nei minimi dettagli. Si tratta, quindi, di un probabile conflitto normativo in essere.

Inoltre, proprio l’esperienza spagnola conseguente all’approvazione di tale normativa, potrebbe fornirci notevoli spunti di riflessione. In Spagna Google News ha chiuso i battenti! Nel frattempo alcuni aggregatori di news esteri diffondono le notizie che prima passavano da quella piattaforma.

Difficile dire con certezza se questo possa essere replicato pedissequamente anche nel resto d’Europa. C’è però da segnalare che, stando a quanto affermato da numerosi esperti in materia, la formulazione della direttiva è alquanto vaga in taluni punti e, in particolare, nell’articolo 11.

Emerge, tuttavia, un punto che sembra essere chiaro per tutti e universalmente condiviso: il diritto di citazione è ancora valido e attivo, mentre restano da capire i confini di quelli che vengono definiti come estratti brevi.

Per quel che concerne invece l’articolo 13, si deve sottolineare come tanti aspetti non siano ancora stati messi in luce. A differenza del precedente, infatti, questo articolo risulta essere decisamente più complesso nell’esposizione e, di conseguenza, anche nella comprensione.

Il testo in questione parla di quelle che sono le piattaforme più influenti del momento, menzionando ad esempio YouTube, che nel corso degli anni è divenuto un colosso in grado di incidere su tanti processi, sia creativi che comunicativi.

Dunque i requisiti che si applicano a YouTube in materia di controllo delle informazioni sono da intendersi validi per tutti? No, in questo senso l’indicazione è chiara: le startup nate da meno di 3 anni e con fatturato inferiore ai 10 milioni non sono coinvolte dal controllo di cui sopra.

 

Cosa accadrà in Italia e come recepiremo la direttiva in materia di copyright

A questo punto non resta che capire in che modo lo Stato italiano andrà a recepire la direttiva europea. Come presuppone il diritto europeo, non recepire la legge in questione potrebbe essere un rischio per il nostro paese; pertanto si deve assumere che la stessa verrà integrata nel nostro apparato normativo entro i termini previsti. Se questa norma venisse del tutto ignorata si andrebbe infatti incontro ad una procedura di infrazione.

Tuttavia, fatti salvi gli obiettivi della direttiva, si potrebbe limare qualche angolo e modificare alcuni piccoli punti, così da renderla più conforme alla legislazione in materia già vigente nel nostro paese.

Si dovrà quindi attendere ancora un po’ per capire come la questione si evolverà da qui ai prossimi mesi. Non è ancora chiaro il quadro definitivo, ma molto probabilmente l’industria creativa non resterà così come la conosciamo e dovrà rivedere alcuni iter produttivi.

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